Quantitative easing. Ovvero se la BCE stampa moneta
Il 7 aprile il governatore della Banca Centrale Europea ha annunciato un piano di quantitative easing fino a 1000 miliardi di euro per combattere lo spettro della deflazione in Europa. Ma in cosa consiste il quantitative easing? In che modo combatte la deflazione? Che effetto dovrebbe avere sui tassi di interesse?
Cos’è il quantitative easing?
Il quantitative easing, letteralmente “facilitazione quantitativa”, è uno strumento per introdurre moneta nel sistema economico attraverso l’acquisto di titoli di debito (pubblico o privato) sul mercato secondario. In pratica la BCE compra sul mercato (principalmente dalle banche o dal settore pubblico) obbligazioni, per acquistare le quali la banca centrale “stampa” nuova moneta, che viene immessa nel circuito economico. Il termine “stampare” è improprio, nel senso che non vengono fisicamente emesse nuove banconote, ma i soldi vengono accreditati alle banche sui conti correnti che le banche stesse hanno presso la BCE.
La BCE aveva già effettuato una manovra di acquisto di titoli tra il 2010 e il 2011, ma un eventuale quantitative easing si differenzierebbe da tali operazioni per due ragioni. In primo luogo, il volume dell’operazione in questo caso sarebbe decisamente maggiore, inoltre gli acquisti effettuati in passato servivano a rassicurare i mercati sulla tenuta del debito pubblico di alcuni stati come Grecia, Portogallo e Irlanda. Difatti, la liquidità creata in quel modo veniva “sterilizzata”, cioè le banche erano invitate a tenerla depositata sui conti presso la bce. Questo anche per rassicurare i timori, provenienti prettamente dalla Germania, di inflazione generata dall’abbondanza di moneta.
Nel caso del quantitative easing, la liquidità dovrebbe (sottolineamo “dovrebbe” vista la scarsa propensione ad erogare credito delle banche in questo periodo) essere introdotta nel sistema economico dalle banche attraverso mutui e prestiti.
In che modo il QE combatte la deflazione?
La deflazione non è nient’altro che una diminuzione generalizzata dei prezzi di beni e servizi, come il prezzo di un bene scende quando questo bene è abbondante e sale quando il bene scarseggia, la moneta vale di meno quando è presente in abbondanza sul mercato. Poiché la moneta stessa è il mezzo di scambio nel quale sono denominati i prezzi, il fatto che la moneta sia abbondante e che quindi valga meno, si traduce in un aumento dei prezzi e quindi inflazione. Quindi la BCE, aumentando la quantità di moneta disponibile, combatte la deflazione generando inflazione.
Inoltre, una politica monetaria espansiva dovrebbe avere l’effetto di iniettare liquidità fresca in un sistema economico stagnante, questo dovrebbe facilitare la ripresa economica nell’area euro. Anche in questo caso il condizionale è d’obbligo, visto che la portata di tale effetto dipenderà da quanta di questa liquidità sarà immessa dalle banche nell’economia reale.
Rimane difatti un ultimo dubbio, il QE sarà implementato veramente? O si è trattato solo di un annuncio “ad effetto” per rassicurare i mercati?
Che effetto dovrebbe avere il QE sui tassi di interesse?
Visto che in questo sito ci occupiamo di mutui e prestiti, che effetto avrebbe il quantitative easing sui tassi applicati al credito? Abbiamo già detto che quando un bene è abbondante, il suo prezzo si riduce, ma qual è il “prezzo” della moneta? E’ proprio il tasso di interesse che si deve pagare per averlo in prestito, quindi il QE in generale crea una diminuzione dei tassi di interesse, ed in questo periodo dovrebbe mantenere i tassi bassi ancora a lungo visto che sono al loro minimo storico.
La domanda fondamentale che ci dobbiamo fare, tuttavia, è se il QE riuscirebbe a sbloccare la mancanza di credito che affligge l’eurozona oggi.
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